Di fiaba in fiaba
di Beatrice Meloncelli
“Si è scelto di andare a conoscere più profondamente la fiaba perché essa è una forma d’arte che, mentre intrattiene il bambino, favorisce lo sviluppo della sua personalità. La fiaba è stata vista come “dono d’amore” (diceva Lewis Carroll, l’autore di Alice nel paese delle meraviglie) fra l’adulto e il bambino, in cui un mediatore offre alla piccola mente materiale simbolico di cui nutrirsi…
Siamo partiti dall’analisi della fiaba, per riconoscerne la portata simbolica ed il rispetto che merita.
Possiamo considerare la fiaba quasi come un mito in miniatura che permette, attraverso l’elaborazione fantastica, di comprendere nel profondo sentimenti e relazioni vissuti nella realtà. La fiaba è narrazione popolare in cui predominano il meraviglioso ed il magico ed è diversa dalla favola, che è racconto in versi o in prosa con fine implicitamente o esplicitamente pedagogico, in cui sono protagonisti gli animali, o talvolta, esseri inanimati, che simboleggiano vizi e virtù umane (favole di Esopo e di Fedro). La fiaba ha protagonisti umani ed esseri sovrannaturali (fate, streghe, maghi, orchi ecc.), immersi in un mondo animistico, in cui tutti gli elementi partecipano alla storia e rappresentano simbolicamente i dilemmi esistenziali. Già presente nell’antichità si è tramandata per tradizione orale e quindi raccolta in forma letteraria dal XV secolo (fratelli Grimm H. Ch. Anderson, G. B. Basile, Ch. Perrault , Italo Calvino). Una delle aree dove la fiaba assume precocemente veste letteraria è l’India: ai sec. II-III d. C. risale Il gran romanzo di Gunàdhya.”
Bambini, n. 7, settembre 2005
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