ispirato alla vita di Camille Claudel
regia e adattamento di Beatrice Meloncelli
con Daniela Lista e Paola Scalas
Lo spettacolo parla della vita di Camille Claudel, scultrice francese vissuta tra l’800 e il ‘900, sorella di Paul Claudel, amante di Rodin.
L’attenzione si focalizza su tre punti cardine dell’esistenza di Camille: la scultura, l’amore per Rodin, la follia.Nel lavoro si darà vita a questo genio artistico, Camille Claudel che nel corso della sua esistenza non riuscì a trovare degli appoggi stabili per dominare l’irruenza e la grandezza del proprio essere, rifugiandosi prima nella scultura, poi nella solitudine ed infine nella pazzia.
E’ tutto questo che fa di lei un emblema contemporaneo carico di significato e di questioni tutt’ora irrisolte.Lo studio parte dall’idea portante di due interpreti in scena, la scultrice e la sua scultura, una donna e l’altra parte di sé, complementare e allo stesso tempo diametralmente opposta.
La scultura è l’altra parte che sin dall’infanzia Camille si porta dentro, ma è anche la creatura che diventa indipendente come se avesse una vita propria, ribellandosi in un continuo contrasto e accordo. Tra le due figure c’è un’alternanza di complicità e di conflittualità dove a tratti prevale la piega armonica, a tratti quella sadica.
Il percorso della scultrice e della sua scultura è comunque comune perché l’una è parte indissolubile dell’altra. La scultura si identifica di volta in volta in Camille, nel padre, in Rodin, nell’amica, nella sua opera, per delineare la complessità delle situazioni e la molteplicità dell’artista.